Força Expedicionaria Brasileira, storia, riconoscimenti, interviste e...un documentario! - Cultura Brasil

Força Expedicionaria Brasileira, storia, riconoscimenti, interviste e...un documentario!

Share This

Cos'è la FEB?


Una divisione del III Batalhão del 11º Regimento de Infantaria

La FEB - acronimo di Força Expedicionária Brasileira - è stata la forza militare brasiliana che ha combattuto a fianco degli Alleati in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Inizialmente, il Brasile si mantenne neutrale ma i continui attacchi alle navi mercantili da parte di sottomarini italo-tedeschi fecero reagire l'opinione pubblica e spinsero il governo brasiliano ad entrare in guerra. Gli storici, inoltre, sostengono che l'intervento dell'allora Presidente degli USA abbia contribuito a far abbandonare la scelta della neutralità: Roosevelt, infatti, avrebbe offerto al paese verde oro dei finanziamenti per far costruire un'industria siderurgica in cambio dell'appoggio bellico.

Roosevel e Vargas, fonte: O Jovem Cidadao
Fu solo dopo quasi due anni (il 2 luglio 1944), tuttavia, che un primo scaglione della FEB partì per Napoli sotto il comando del generale João Batista Mascarenhas de Morais. Le prime settimane dopo l'arrivo furono destinate unicamente all'adattamento, all'organizzazione dell'attrezzatura minima e al completamento della formazione necessaria sotto la supervisione del comando statunitense, al quale la FEB era subordinata, visto che la preparazione in Brasile si era dimostrata insufficiente nonostante i due anni di attesa.
I militari brasiliani erano inizialmente costituiti solo da una divisione di fanteria e vennero aggregati al IV Corpo d'Esercito della 5° Armata USA, comandata dal Generale Mark Clark, partecipando, così, alle operazioni di guerra della Campagna d'Italia tra il mese di luglio del 1944 e di maggio del 1945.

Il numero dei combattenti della F.E.B. man mano aumentò, fino a contare ben 25.334 uomini, tutti al comando del Generale di Divisione João Baptista Mascarenhas de Morais.

 

Il simbolo, il Serpente Fumante

La FEB adottò come simbolo un cobra fumante e come motto "il cobra sta fumando" (a cobra tà fumando). La massima nacque da un'espressione di Getulio Vargas, il quale affermò: "è più facile che un serpente fumi che il Brasile entri in guerra". E invece i fatti dimostrarono il contrario: il serpente non solo fumò, ma divenne addirittura un accanito fumatore.



La FEB sul campo di battaglia


La FEB a Montese, fonte: O Estadao
La FEB entrò in combattimento ufficialmente il 16 settembre del 1944. I militari avanzarono conquistando circa 400 km, da Lucca fino ad Alessandria, tra le valli dei fiumi Serchio, Reno e Panaro e in pianura padana; riuscirono a liberare più di 50 città. Uno tra i primi comuni ad essere liberato fu Montese, il 14 aprile del 1945, nel corso di un'aspra battaglia che durò tre giorni e lasciò il paese in un tale stato di desolazione e distruzione da fargli meritare il doloroso appellativo di Montecassino del Nord.
La FEB, tuttavia, dovette affrontare anche momenti molto difficili, come quello di fine ottobre nella regione di Barga per liberare le città di Monte Castello e Monte Belvedere: dopo ben due fallimenti, il comandante della FEB decise di chiedere aiuto alla 5° Armata Statunitense. Era il rigidissimo inverno tra il 1944 e il 1945 e la Força Expedicionaria fu sottoposta a dura prova: una temperatura fino a -20°, continui attacchi da parte del nemico e una campagna ininterrotta stavano abbattendo il morale delle truppe, tuttavia la particolare resistenza e la tenacia degli uomini spaventò le truppe tedesche, le quali decisero di ripiegare altrove. L'atteggiamento dei nemici incoraggiò i valorosi brasiliani, i quali, tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo, diedero vita all'Operazione Encore, un'iniziativa promossa dal comandante della FEB che avrebbe liberato gli ultimi baluardi tedeschi grazie ad un'azione congiunta con la 10th Mountain Division.
Soldati della FEB sugli appennini, fonte: O Estadao
I due alleati, insieme, riuscirono ad avanzare: i Brasiliani presero Monte Castello e Castelnuovo, mentre gli Americani occuparono Monte Belvedere e Monte Della Torraccia.
Queste posizioni furono fondamentali per la mossa successiva: l'offensiva di primavera. La Força Expedicionaria riuscì a conquistare Montese, aprendo, così, la strada agli Inglesi, posizionati più a est, nel settore principale del fronte italiano. I militari riuscirono a spostarsi verso Bologna e ruppero la Linea Gotica dopo 8 mesi di combattimento.
Mentre le cose stavano volgendo a termine, la FEB firmò un'altra epica missione: a Fornovo di Taro, con una manovra perfettamente architettata dal comandante, la Força Espedicionaria, seppur in inferiorità numerica, riuscì ad accerchiare il nemico e lo costrinse alla resa. La cattura delle due divisioni nemiche ruppe il piano dei nazi-fascisti, pronti ad unirsi alle forze della Liguria per procedere all'attacco della 5° Armata Americana, la quale avanzava rapidamente ma in maniera scoordinata, con ampi squarci soprattutto nella falange sinistra e nella retroguardia.
Prigionieri tedeschi sorvegliati da soldato FEB, fonte:  O Estadao
Le grandi sconfitte registrate dai Tedeschi, unite alla notizia della morte di Hitler e della presa di Berlino da parte delle forze dell'Armata Rossa, scoraggiarono i nazisti e li indussero alla resa.
Il 6 giugno 1945, il Ministero della Guerra del Brasile ordinò che le unità della FEB ancora in Italia si subordinassero al comandante della prima regione militare (1ª RM), situata nella città di Rio de Janeiro: in ultima analisi, questo significava lo scioglimento del contingente.
Il bilancio finale della battaglia registrò: più di 2.000 perdite tra morti, feriti e dispersi, oltre 20.000 prigionieri e più di 60 comuni liberati, tra i quali Massarossa, Camaiore, Monte Prano e Barga nella valle del Serchio; Monte Castello, La Serra e Castelnuovo nella valle del Reno; Montese, Zocca e Marano sul Panaro nella valle del Panaro; Collecchio e Fornovo di Taro nella Pianura padana.

 

La collaborazione Brasile/Italia


Uno dei monumenti dedicati alla FEB a Montese, fonte:  Linea Gotica
La FEB collaborò molto con i partigiani: gli uomini della resistenza svolsero un importante ruolo di ausilio nella logistica. La Brigata Giustizia e Libertà e la Divisione Garibaldi, in particolare, misero a disposizione dei Brasiliani la profonda conoscenza del paesaggio appenninico contribuendo, così, alla riuscita di importanti missioni militari. L'aspetto più importante di questa collaborazione fu l'amicizia che si instaurò tra i due popoli: Brasiliani e Italiani andavano molto d'accordo, condividevano passioni, pensieri e, soprattutto, la fede religiosa. Molto spesso la FEB conquistò il cuore dei nostri connazionali fornendo aiuti al di là dai limiti imposti dagli alleati.
Gli Italiani non dimenticarono le buone azioni, come l'esempio della città di Montese che dedicò alla Força Expedicionaria: la Sala 5 del Museo Storico, due monumenti, una strada e una piazza. Inoltre, è in corso un intenso rapporto di interscambio con la città di Fortaleza, capitale dello stato del Cearà, nel Nord-Est del Brasile, dove un quartiere molto popoloso, fondato nell'immediato dopoguerra, porta il nome di Montese.
Il monumento più importante dedicato alla FEB in Italia è senz'altro il Cimitero Militare Brasiliano di Pistoia: un'area che ha ospitato i caduti brasiliani fino al 1960, anno in cui i corpi furono traslati in Brasile e sepolti nel Monumento Nazionale ai Caduti di Rio de Janeiro, mentre a Pistoia è rimasto il Monumento Votivo Militare Brasiliano.


Il Monumento Votivo Brasiliano

lg20120615_152859_Sacrario_FEB_Pistoia1
Il Monumento Votivo Brasiliano di Pistoia
La città di Pistoia volle rendere omaggio al valore dei militari brasiliani ospitando i loro corpi nella zona di San Rocco.
Nel 1960, tuttavia, il Governo Brasiliano decise di restituire i corpi dei militari all'affetto dei propri cari e ne ordinò la sepoltura a Rio de Janeiro, nel Monumento Nazionale ai Caduti della II Guerra Mondiale realizzato su progetto degli architetti Mark Netto Konder e Helio Ribas Marinho, nel parco Eduardo Gomes, nel quartiere di Flamengo.
Nel 1967, a Pistoia fu eretto un monumento per ricordare le vittime della guerra, il progetto fu firmato da Olavo Redig de Campos, allievo di Oscar Niemeyer. Alla fine dei lavori, i costruttori s'imbatterono in un corpo di uno dei militari che non venne trasferito in Brasile; non essendo stato identificato, venne lasciato a Pistoia come milite ignoto.
Il monumento, della cui manutenzione si occupa il governo brasiliano, è stato visitato nel corso degli anni da ben due presidenti brasiliani e da numerosi ambasciatori.
L'opera, inoltre, è curata con assoluta dedizione da Mario Pereira, figlio di uno dei reduci della FEB rimasto in Italia.
Pereira è stato intervistato dall'amica Giulia Baglini, pubblico di seguito la testimonianza ospitata dal giornale La Voce del Serchio e dal sito ufficiale della  FEB (http://www.portalfeb.com.br/):
1-La storia della Força Expedicionaria Brasileira (d’ora in avanti F.E.B.) è una parte molto importante della Seconda Guerra Mondiale, ma è poco conosciuta.Ancor meno conosciuta è la dinamica dell’ingresso del Brasile nel conflitto, che li vide a fianco degli Alleati. Come si svolsero i fatti?
Esistono due ipotesi. La prima sostiene che l’entrata in guerra del Brasile si deve al fatto che i sottomarini tedeschi e italiani affondarono navi mercantili brasiliane, provocando circa 1500 morti.Questa è un’ipotesi contrastata perché non si capisce che interesse avessero la Germania e l’Italia di coinvolgere un paese lontano e oltreoceano come il Brasile, che per di più era amico della Germania e governato dal dittatore populista Getulio Vargas. La seconda ipotesi, che poi è stata adottata come versione ufficiale, viene ricondotta a un incontro svoltosi il 28 Febbraio 1943 a Natal, capitale dello stato del Rio Grande do Norte, tra il Presidente statunitense Franklin Delano Roosvelt e il Presidente brasiliano Vargas : gli Stati Uniti offrirono al Brasile finanziamenti per la costruzione di una centrale siderurgica nei pressi di Volta Redonda in cambio di uomini da inviare in guerra al loro fianco.
(Ndr : ancora oggi la Centrale Siderurgica di Volta Redonda, nello stato di Rio de Janeiro, è la più grande di tutta l’America Latina.) In pratica Roosvelt consegnò un ultimatum ai brasiliani :“ O state con noi o vi invadiamo” …e Vargas scelse il male minore.


2-Qual è il significato del motto “ A cobra fumou!”, che la F.E.B. adottò dopo l’entrata in guerra?
In molti nutrivano forti dubbi sulla scelta che avrebbe fatto il Presidente Vargas, tanto che cominciò a circolare questo detto : "E’ più facile che un cobra si metta a fumare che il Brasile entri in guerra".Quindi, dal momento che il Brasile entrò davvero in guerra, questo divenne il simbolo della F.E.B.e venne usato come distintivo dai soldati brasiliani. E’ curioso sapere che l’originale fu disegnato da Walt Disney. Si tratta di un simbolo in antitesi rispetto ai simboli bellici tradizionali come i teschi e le aquile, che richiamavano la potenza e la morte. Anche il motto “Senta a pua!” adottato dalla Força Aerea Brasileira (F.A.B.) e coniato a Tarquinia dagli aviatori aveva come soggetto un animale: è uno struzzo armato di un missile, quindi un animale velocissimo e voracissimo e l’incitamento “Senta a pua!”, che significa “Datti una mossa!”o “Senti questa!” precedeva sempre le azioni dei piloti di caccia brasiliani prima di abbattere un obiettivo.
Questi due simboli delineano un approccio diverso anche da quello degli americani, un approccio tipicamente brasiliano, che testimonia come i soldati brasiliani siano stati gli antesignani delle forze di Liberazione in Italia e come fu peculiare l’umiltà che caratterizzò il loro arrivo e il fatto che si adattarono ad addestrarsi in Italia con armamenti completamente diversi da quelli cui erano abituati.

3-Qual’è l’itinerario seguito dai pracinhas nella Campagna d’Italia?
Nel Luglio del ’44 sbarcarono a Napoli, dove, a causa della loro divisa, molto simile a quella tedesca, vennero subito insultati dalla popolazione; ciò indusse gli americani a dotare anche i brasiliani di una divisa identica alla loro. Da Napoli furono trasportati a Livorno e a Pisa a bordo di barche a fondo piatto chiamate LCI (Landing Craft Infantry) e subito ribattezzate dai brasiliani “Lança Comida Inteira”, cioè “ Vomitatutto”, proprio perché il fondo piatto induceva il vomito.A San Rossore trovarono i campi di prima accoglienza, dove ebbero la possibilità di addestrarsi:infatti gli americani allestirono una prova di fuoco di tre giorni in cui i brasiliani vennero testati per mezzo di cartucce non offensive, ma certamente non innocue…L’ingresso dei pracinhas in guerra è dato al 14 Settembre 1944, a cui due giorni dopo seguì la prima vittoria, con la liberazione della città di Massarosa. A memoria di questo evento il 17 Settembre 2006 è stata intitolata alla F.E.B. una piazzetta postatra le scuole elementari e il palazzo comunale di Massarosa.
Monumento dedicato alla FEB a Massarosa, fonte: Versiliatoday
Pregiami segnalare che sono stato tra i fautori di questo omaggio al corpo di spedizione brasiliano.Giunti nella Val Freddana il 18 Settembre liberarono Camaiore e il 26 Settembre il Monte Prano : proprio sulla cima del monte, il I maggio del 2007, con una cerimonia alla presenza degli Amici della Montagna di Camaiore è stata posta una targa in memoria del passaggio dei pracinhas e del loro contributo alla Liberazione dell’Italia.Dalla Versilia si mossero fino alla Valle del Serchio toccando anche Barga. I tedeschi intanto non opposero una grande resistenza, si stavano ritirando per timore di subire una manovra di accerchiamento al Passo delle Radici. Nel frattempo anche Pistoia venne liberata l’8 Settembre e vide l’ingresso in città di una divisione corazzata sudafricana. Nell'Ottobre del ’44 l’esercito brasiliano subì a Barga un contrattacco da parte dei tedeschi che gli costò vittime e prigionieri.Le operazioni di guerra continuarono poi sulla direttiva di circa 30 Km che va da Lizzano in Belvedere a Vergato, sulla linea parallela al fiume Reno, nel bolognese.A Pistoia venne installato il Quartier Generale insieme ai supporti per la prima linea, mentre a Porretta Terme si insediò il Quartier Generale Avanzato; tra le due città la principale strada di collegamento era ed è tuttora la Strada Statale 64, la Porrettana. Venne inoltre requisita l’area dove attualmente ha sede il Monumento Votivo Militare Brasiliano per la costruzione del cimitero militare. Nel Dicembre ’44 i pracinhas affrontarono tre attacchi consecutivi a Monte Castello, nei pressi di Gaggio Montano : il primo in collaborazione con gli Stati Uniti e gli altri due da soli, senza riuscire nella manovra di sfondamento, ma mantenendo costantemente la loro posizione sulla linea consegnata dagli americani.Un altro episodio negativo per la F.E.B fu l’accerchiamento e lo sterminio di un’intera pattuglia dal lato dell’Abetaia, in posizione estremamente scoperta e il recupero dei morti solo dopo il 21 Febbraio dell’anno seguente, ossia quando i brasiliani riuscirono a conquistare Monte Castello.In località Torre di Nerone, utilizzata dai tedeschi come testa di ponte a scopo difensivo, ci furono scontri continui per tutto l’inverno.Il rigore che proprio l’inverno aveva dimostrato in quei mesi costrinse i vertici dell’esercito a decidere, presso Sambuca Pistoiese, di rimandare le operazioni belliche al disgelo e di rinunciare quindi al progetto di arrivare a Bologna entro Natale.Per tutto il periodo compreso tra il Novembre ’44 e il Febbraio ‘45 in cui il fronte rimase fermo sulla linea parallela al Reno, i soldati brasiliani ebbero quindi modo di sviluppare un’amicizia molto intensa con la popolazione di quelle zone, costretta a sopportare cinque mesi in più di guerra.Infatti i pracinhas davano da mangiare e fornivano assistenza medica ai civili, sebbene ciò fosse proibito dal codice di guerra. Ancora oggi a Gaggio Montano c’è chi si ricorda delle tre cucine installate dagli Alleati: in quella inglese si bruciava il cibo avanzato, in quella statunitense non era infrequente farsi pagare il cibo in natura e in quella brasiliana invece i soldati sfamavano prima i bambini e poi loro stessi.
Alla vigilia della primavera, dopo la decisiva presa di Monte Castello, avvenuta il 21 Febbraio, il fronte si mosse e vennero liberate anche Castelnuovo Vergato, Vergato e Montese.La battaglia di Montese, combattuta il 14 Aprile, fu la seconda per numero di morti e fu una battaglia urbana, con i brasiliani al primo piano e i tedeschi al secondo piano del medesimo edificio;rappresentò anche il punto chiave della Linea Gotica e per questo è nota anche con il nome di“Montecassino del Nord”, perché aveva subito bombardamenti sia da parte degli Alleati che da parte dei tedeschi.La sua importanza strategica si deve al fatto che permise ai brasiliani di godere del cosiddetto dominio della alture e di tenere sotto controllo i tedeschi, che si trovavano nell'antistante Valle del Panaro, aprendosi la strada verso la Pianura Padana.A metà del mese di Aprile fu la volta di Zocca, Maranello, Formigine e Parma; da qui i brasiliani proseguirono lungo la Via Emilia verso ovest, arrivando a liberare Fornovo e Collecchio. E’ importante ricordare l’episodio noto come “Sacca di Fornovo”, in cui la 148° Divisione di Fanteria (tedesca) e la Divisione Monterosa (Repubblica Sociale Italiana) presentarono la loro resa incondizionata agli Alleati e subirono la cattura di 17mila elementi e di tutti i loro armamenti e veicoli, nonché la cattura e il trasferimento a Firenze dei rispettivi comandanti, il Generale Otto Fretter Pico e il Generale Mario Carloni, ovvero coloro che avevano contrattaccato i brasiliani a Barga. Nonostante la pesante inferiorità numerica dei tedeschi (una sessantina) al momento dell’accerchiamento, i soldati teutonici non si arresero subito, tanto che il sacerdote del borgo di Neviano Rossi,Don Cavalli, dette il suo contributo affinché venisse concordata la resa.La prima conseguenza della resa fu la creazione di alcuni campi di prigionia, non senza però offrire ai generali sconfitti un’ultima lezione di umiltà e di onore: a costoro venne lasciata la pistola. Dopo Fornovo i pracinhas si spinsero fino ad Alessandria, Torino e il confine francese, mentre altre truppe si diressero verso Lodi e Cremona, ovvero in luoghi da dove era partita, fin dal 1861,l’emigrazione italiana verso il Brasile e da dove provenivano i loro nonni.Il 2 Maggio 1945 il sergente Miguel Pereira, mio padre, consegnò al Generale brasiliano Zenobioda Costa il telegramma con il quale il Generale britannico Alexander annunciava il cessate il fuoco.A questo episodio ufficiale della fine della guerra è legato un aneddoto che mi piace raccontare.Mio padre si era ostinato a portare il pizzetto, sebbene il Generale da Costa gli avesse ordinato di tagliarlo e si copriva sempre con il passamontagna per non farsi vedere da lui, per cui promise che si sarebbe tagliato il pizzetto una volta che la guerra fosse terminata.Al generale non occorse leggere il telegramma, gli bastò vedere il viso di mio padre e ordinò subito di tirare 21 colpi di cannone.La tappa conclusiva della presenza brasiliana in Italia è Francolise, vicino a Caserta, in attesa delle barche che avrebbe riportato i pracinhas in patria nel Settembre 1945. 

4-Parliamo dei numeri della F.E.B. : quanti uomini e quante infermiere ne facevano parte?
Fonte: Portalfeb
Gli uomini erano 25mila e le infermiere circa 60. Arrivarono frazionati in cinque scaglioni. Bisogna ricordare che i soldati assegnati al primo scaglione non sapevano di dover venire a combattere in Italia mentre quelli assegnati al secondo scaglione, soprattutto i discendenti di Italiani, si arruolarono in maniera volontaria. Anche mio padre faceva parte del secondo scaglione e partì da Rio de Janeiro, che allora era la capitale del Brasile.

5-Quante divisioni comprendeva la F.E.B.?
Erano tre, il 1° il 6° e l’11°, denominati rispettivamente Sampaio, Ipiranga e Tiradentes, oltre alla fanteria, l’artiglieria e i servizi sussidiari; di 25mila, 15mila erano combattenti e il resto servizi disupporto relativi al cibo, alle munizioni e all’assistenza medica.La F.A.B. era l’aviazione ed era un corpo dotato di caccia-bombardieri P-47 ceduti dagli Stati Uniti.Ogni reggimento di fanteria aveva obici e cannoni propri, poi c’era anche la divisione a parte di artiglieria.Il primo comandante è stato Zenobio da Costa, che diresse le operazioni in Toscana.

6-Quali furono le difficoltà incontrate? E i punti di forza?
Sicuramente i brasiliani trovarono nel nemico tedesco una macchina da guerra, che li penalizzò almeno inizialmente, quando dovettero addestrarsi con armamenti nuovi, di fattura americana,mentre in Brasile avevano avuto a che fare con armamenti di fattura francese.Va da sé che smontare e rimontare al buio un’arma che si conosce poco non deve essere stato facile,tanto è vero che il contrattacco subito a Barga fu dovuto in parte agli inceppamenti delle armi.Il nemico più grande però fu il freddo, i reduci lo ricordano ancora oggi con terrore e raccontano di aver subito spesso e volentieri il congelamento degli arti inferiori.Mio padre mi raccontava sempre di aver dormito una volta con i piedi dentro un forno acceso…Il loro punto di forza fu la grande umanità, essendo di origine contadina conoscevano la terra e si adattavano al territorio. A questo proposito i soldati brasiliani vennero coadiuvati dai partigiani italiani, che fecero loro da guida sul territorio.Un altro punto di forza era la F.A.B. perché i piloti brasiliani riuscivano a volare molto bassi e ad orientarsi con il volo a vista, usando punti di riferimento a vista.

7-Che tipo di rapporto si instaurò tra i soldati brasiliani e la popolazione italiana ? E in quali forme continua ancora oggi?
C’è stata una recente riscoperta degli eroi della F.E.B., mantenuta più in Italia (che tende a conservare le sue storie) che in Brasile, che invece sottovaluta ciò che i soldati brasiliani hanno fatto in Italia.Alcuni storici e studiosi se ne sono occupati negli ultimi anni come Giuliano Tessera, Andrea Giannasi e Giovanni Sulla, tanto è vero che fino a dieci anni fa venivano celebrate solo tre commemorazioni ( a Pistoia il 2 Novembre, a Gaggio Montano il 21 Febbraio e a Montese il 14 Aprile), mentre oggi sono salite a quattordici. La parte toscana del teatro di guerra della F.E.B. è quella meno conosciuta ed è quella che io intendo divulgare : infatti a Staffoli aveva la propria sede il Deposito del Personale, dove i componenti dell’esercito brasiliano convivevano con la popolazione già liberata e inoltre in Toscana venivano a riposarsi i combattenti in licenza.
Fonte: Portalfeb
Infine sulla cosiddetta Nave delle Spose, che portò in Brasile circa 50 ragazze italiane che si erano fidanzate con soldati brasiliani durante la guerra, la maggior parte erano toscane.Ci sono persone brasiliane che visitano le concerie toscane e le autorità si informano sugli interscambi commerciali e culturali che possono derivare dalla conoscenza di altre tradizioni come il ricamo o l'olivocoltura. Un’altra testimonianza del forte legame con l’Italia è il gemellaggio della città di Fortaleza con la città di Montese : nella città brasiliana esiste un quartiere che porta il nome del paese modenese liberato dai brasiliani.In generale esiste però una sottovalutazione da parte del Brasile di quello che la F.E.B. ha rappresentato e un segno sgradevole di questo è che fino a 15 anni fa il Monumento Votivo Militare Brasiliano era inserito nei tour dei turisti brasiliani, mentre adesso non lo è più.Le autorità brasiliane non tengono il Monumento nella dovuta considerazione, anche se è l’unico monumento in Italia riconosciuto dallo stato brasiliano, perché tutti gli altri monumenti sono stati donati dalle popolazioni e dalle amministrazioni locali.Questo lo considero una mancanza di rispetto nei confronti di chi ha portato conforto alla popolazione annichilita dalla guerra.
I bambini italiani vissuti durante la guerra erano tenuti ben chiusi in casa perché le mamme avevano sentito di cosa si erano macchiati i soldati marocchini in Ciociaria ( e mia madre lo può testimoniare perché all’epoca aveva 16 anni).Tra i brasiliani non furono mai segnalati episodi di questo tipo, si racconta anzi di un padre di famiglia di Pescia che tentò di vendere la propria figlia a dei pracinhas, ma questi si rifiutarono e consegnarono dei soldi alla famiglia della ragazza.I brasiliani non hanno mai perso di vista il loro modo di fare, così gentile e generoso, non da invasori, di fronte ad una nazione provata da anni di guerra.Gran Bretagna e Stati Uniti hanno avuto un atteggiamento diverso, per esempio alla fine della guerra hanno contabilizzato tutti i materiali dati ai brasiliani e se li sono fatti pagare in maniera profumata. Da parte mia, ho cercato di portare avanti l’opera di interscambio tra le due nazioni e posso dire di avere quasi portato a termine un progetto iniziato due anni fa insieme alla Provincia di Pistoia : l’8 Maggio prossimo porteremo a Rio de Janeiro una targa commemorativa, scritta nelle due lingue e con il simbolo del Monumento.Spero vivamente che questa targa non sia fine a se stessa, ma sia accompagnata da un “ricambiare”quello che i brasiliani hanno fatto qui, per favorire lo scambio e il commercio e per portare benessere sia di qui che di là. Quando vedo i transessuali brasiliani mi viene sempre in mente che potrebbero essere i nipoti o i pronipoti dei soldati della F.E.B., i quali, se anche non sono morti hanno sacrificato anni della loro gioventù, o si sono suicidati al ritorno o sono rimasti traumatizzati. Gli ex-combattenti hanno una dignità intatta e voglia di scambiare contatti con l’Italia.Un entusiasmo che però non si riflette ai livelli alti.

8-Un esempio significativo dello speciale rapporto nato tra i due popoli è rappresentato da suo padre, Miguel Pereira. Mi racconti la sua storia e il suo lavoro di custode e amministratore del MVMB
Mio padre ha servito la Compagnia di Comando come marconista .Ha fatto la guerra senza le armi, avendo una forte fede cattolica ed essendo pacifista. Dopo la guerra si apre però la parte più interessante.Tornato in Brasile gli venne affidato l’incarico, rinnovato ogni due anni, di fare il custode del Cimitero militare prima e del Monumento poi. Infatti il cimitero che conteneva i resti di 457 caduti brasiliani esistette fino al 1960, quando tutte le spoglie vennero portate a Rio de Janeiro nel Monumento Nazionale ai Caduti della Seconda Guerra Mondiale. Dal ’60 al ’65 mio padre rimase praticamente senza lavoro e senza stipendio perché non c’era più il cimitero ed il monumento non era ancora stato costruito poi nel ‘74 venne sospeso dall’incarico senza nessun motivo giustificabile (aveva chiesto un aumento di salario), e l’incarico venne affidato ad un maresciallo dei carabinieri per un anno, ma mio padre andò in Brasile per far sentire la sua voce e riprese possesso del titolo di guardiano.
Dal ’65 al ’67 nell'area dove sorgeva il cimitero militare, furono intrapresi i lavori del Monumento Votivo al Militare Brasiliano e nel ’67 fu ritrovato il corpo non identificato di un militare, che da allora giace nel tumulo del Milite Ignoto, di fronte alla fiamma eterna.Mio padre ha recuperato i corpi di otto dispersi e ha ricevuto due Presidenti brasiliani. Ha iniziato un processo di condivisione della memoria con i paesi di Gaggio Montano e di Montese e ha dedicato la sua vita a questa missione. Io ho deciso, dopo aver lasciato il lavoro che avevo fino a dieci anni fa, di abbracciare il progetto di mio padre anche per evitare che fosse gestito da una persona estranea e sebbene lo stipendio che percepisco mi serva per vivere, ci sono tanti aspetti del mio lavoro che mi fanno camminare tre metri da terra e mi ripagano di tutto. La medaglia commemorativa dei 40 anni della associazione dei veterani di guerra di Salvador de Bahia, ci ha riconosciuto (a me, Milton e Giovanni) il merito di divulgare e mantenere vive la memoria e le gesta della FEBI o cerco di portare avanti la sua missione divulgando la storia della F.E.B. nelle scuole a livello comunale; mi interesserebbe allestire un piccolo museo adiacente al Monumento, ma per il momento non è stato possibile e vorrei allargare la conoscenza della storia della F.E.B. magari entrando in contatto con Francesco Guccini, che si ricorda di aver conosciuto dei soldati brasiliani e con Vasco Rossi, che è nato a Zocca, una delle città liberate dai brasiliani per rendere ancora più ampia la platea a cui ci rivolgiamo, e soprattutto seminare nei giovani la curiosità verso questi fatti che ci hanno reso una Nazione libera. Probabilmente verrà ospitata sul sito internet dell’ANPI di Pietrasanta una sezione dedicata alla F.E.B., anche se mi sto adoperando perché venga fatto un intero sito dedicato sia alla FEB (ne esiste uno bellissimo in Brasile) ed al Monumento e tutte le attività correlate, in lingua italiana e portoghese.Intanto, dopo ripetute insistenze ho fatto inserire nel sito dell’Ambasciata Brasiliana in Italia una sezione dedicata al Monumento.



Il documentario sulla FEB


1458656_546592168751220_2033217882_n

L'idea di girare il documentario è partita dallo sceneggiatore Rocco Moliterno, il quale ha voluto rendere omaggio ad una parte della storia italiana molto spesso dimenticata, ma non priva di fondamentale importanza. Il lungometraggio è attualmente in produzione e offre la possibilità a tutti di partecipare alla sua realizzazione, così com'è stato dichiarato dallo staff:
Cari Amici,
siamo orgogliosi di annunciare che stiamo preparando un documentario sulla Força Expedicionaria Brasileira. Un Film che narra le gesta eroiche degli uomini della FEB: quell'esercito di migliaia di uomini e alcune donne coraggiose che aiutarono a liberare l'Italia e l'Europa dall'incubo nazi-fascista. Per molto tempo, i loro sforzi sono stati dimenticati, ma solamente adesso, a quasi 70 anni di anniversario dallo sbarco, la memoria di questi episodi è ritornata rafforzata nella coscienza di un grande paese democratico, il Brasile. Ed è molto importante che anche l'Italia non dimentichi questo contributo alla propria libertà, costruita con il sacrificio di tante vite di persone venute da lontano. Raccontando la vita di quegli uomini e di quelle donne, all'epoca quasi tutti molto giovani ed inesperti, vogliamo mostrare com'è possibile che un sogno si realizzi, come, a volte, con il cuore, la passione, l'umanità sia possibile vincere anche le guerre. Per la prima volta, saranno degli autori italiani a raccontare la storia della FEB, tentando di captare l'amore per la vita e la libertà tramite le memorie di quelli che restarono, le immagini e le lettere di chi non esiste più, la ricostruzione degli eventi eroici, ma anche dei momenti personali più significativi della vita di giovani coinvolti in un difficile campo di battaglia. E' giusto che venga fatto finalmente dagli Italiani: per l'amicizia che unisce i nostri due paesi, per la riconoscenza che dobbiamo, per i bellissimi ricordi che i Brasiliani hanno lasciato in Italia. Ma per fare tutto ciò nel miglior modo possibile, abbiamo bisogno d tutti voi: le vostre memorie, le vostre foto, i video di questo periodo, i diari vostri o dei vostri cari. A breve inizieremo una campagna di raccolta fondi per realizzare questo sogno. Ma solamente uniti, con lo sforzo di tutti, potremmo realizzare questo piccolo omaggio. Sarà un modo per commemorare questa preziosa storia, una forma per ricordare e per ringraziare tutte le donne e gli uomini, narrando, semplicemente, gli eventi indimenticabili, per provare a tutti che ancora "a cobra esta fumando" (https://www.facebook.com/febtheforgottenallymovie):
Cultura Brasil ha avuto l'onore di fare delle domande a Rocco Moliterno, riporto di seguito l'intervista:

1-La FEB rappresenta un esempio di amicizia e collaborazione tra due grandi nazioni, il Brasile e l’Italia che, insieme, hanno combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale. La Força Expedicionaria, tuttavia, per molti Italiani rappresenta ancora una novità, potresti dirci qual è stata la scintilla che ha innescato questa esplosione di entusiasmo nel raccontare questa storia?
Rocco Moliterno
Si, dunque… è iniziato il tutto circa sei anni fa, quando, discutendo della FEB con un mio amico, cultore di storia e appassionato collezionista, ci siamo detti, “beh… sarebbe interessante farne un documentario”.
Purtroppo realizzare un’opera cinematografica in Italia non è facile. Però siamo stati fortunati ad incontrare un produttore molto bravo e professionale, Federico Minetti della Effendem Film, che ha sposato la storia e che giorno dopo giorno si appassiona sempre di più, è davvero fantastico il suo lavoro svolto.  Tra le sue produzioni vorrei ricordare “"Standing army", un film documentario sul mondo delle basi militari americane con Noam Chomsky e Gore Vidal, distribuito in più di 15 paesi. La regia è stata affidata ad un bravo regista Andrea W. Castellanza, cito solo uno dei suoi lavori, il cortometraggio "DAY ONE" con Alessandro Haber, presentato al Festival "Signs of Change", al TribecaCinemas di New York.

2-Come sei venuto a conoscenza della FEB e qual è stata la tua prima reazione nel conoscere l’esistenza di questa storica alleanza?
La mia passione per la storia mi ha fatto conoscere la FEB. Studiando gli ultimi anni di guerra mi sono imbattuto nella V° armata del generale Clark. Spesso se pensiamo ai vincitori della seconda guerra mondiale ricordiamo la Russia, gli USA, la Gran Bretagna e la Francia ma vi furono molti altri paesi che contribuirono a liberare l’Italia dal nazifascismo: Polacchi, Francesi, Italiani del Regno del Sud, la Brigata Ebraica ed altri.
L’intervento della FEB contribuì a tenere occupato il nemico su un ulteriore fronte, quello Sud, in modo tale che i tedeschi non potessero inviare rinforzi sulla costa francese dove si attendevano lo sbarco alleato e, nel contempo, disimpegnare gli angloamericani per concentrare le forze in vista dell’imminente sbarco del 6 giugno.

3-L’intervento della FEB rappresenta un episodio molto importante nella storia del Brasile, molti uomini si sono spostati verso una nazione diversa dalla terra natia con notevoli disagi, ciò lascia intendere come il lato umano della vicenda sia stato molto importante, come lo avete esposto? Avete utilizzato dei personaggi cardine?
E’ vero, il lato umano per noi è di una importanza fondamentale. Nel film/documentario sulla FEB ne sono stati fatti alcuni ma, a mio avviso, si è prediletto l’aspetto storiografico dell’intervento brasiliano. Ma gli eserciti sono fatti da uomini in carne ed ossa, persone che pensano, parlano, sudano e in guerra lottano e spesso muoiono. Noi vogliamo raccontare tutto questo.

4-Nella creazione della trama, c’è stato un episodio in particolare che ti ha colpito?
Si, l’idea primigenia era di farne un film che raccontasse un episodio in particolare, molto conosciuto in Brasile; quello dei tre valorosi brasiliani. Nei giorni successivi alla presa di Montese l’esercito americano si imbatté in una croce su un tumulo di terra, un pezzo di legno attaccato alla croce recitava: "dreitapferebrasil 24 02 1945 (tre valorosi brasiliani 24 febbraio 1945)".
Quei tre uomini erano Arlindo Lúcio da Silva, Geraldo Baeta da Cruz e Geraldo Rodrigues de Souza. Morirono eroicamente, rifiutandosi di arrendersi, attaccarono i loro nemici con un ultimo assalto alla baionetta e i tedeschi, per il coraggio riconosciuto, li seppellirono con tutti gli onori di fratelli in arme.

5- Come avete raccolto le informazioni che svilupperete nel film?
Un contributo molto importante viene dall'ambasciata brasiliana, il Col. Medina ci supporta nel nostro intento; non posso dimenticare Mario Pereira, funzionario responsabile del monumento votivo ai caduti della FEB di Pistoia, prima di tutto un amico che si batte moltissimo per mantenere viva la memoria della FEB; Giovanni Sulla, massimo esponente storiografico italiano sulla FEB; Michele Papagna, presidente di Acea e di l’Altropalloneonlus; alcune interviste in Brasile ai veterani sono state fatte grazie a Michele e Sara Milanese, quest'ultima una giornalista di Radio Popolare.

7-La FEB ha insegnato che è possibile fare cose non comuni pur essendo persone comuni, credi che questo sia il punto di forza dell’aggregazione che ancora sopravvive intorno alla FEB e rapisce l’interesse delle nuove generazioni?
La FEB è molto attuale dal punto di vista sociologico. Pensa alla somiglianza tra la compagine estremamente variegata della FEB di allora, con il suo mix di Bianchi, Neri, Mulatti, Indios e Nippobrasiliani e la nostra società multietnica di oggi; infatti nella docu-fiction verrà più volte evidenziato il contrasto palese tra eserciti "etnicamente puri" come quello tedesco o italiano oppure ferocemente segregazionisti come quello Inglese o Americano, e lo stile "meticcio" della FEB; dove il nero di colore era un “pracinhas” come tutti gli altri. Non esisteva razzismo nella FEB.
Altrettanto notevole è la somiglianza tra le motivazioni per la guerra a partire dai militi della FEB - un miscuglio di semplice attrazione per l'ottimo stipendio dei soldati di prima linea, di spirito d'avventura e di voglia di "fare la cosa giusta" - e le motivazioni prevalenti dei soldati che partono oggi per le missioni di pace all'estero, andando a rischiare la vita per il bene di popoli lontani e per ragioni di cui comprendono a stento la logica.
Tuttavia per quanto molto diversi etnicamente dai civili italiani per la cui libertà si stanno battendo, gli uomini della FEB hanno in comune con la popolazione civile italiana una forte Fede cattolica, che aiuterà ad abbattere molte delle barriere culturali tra Brasiliani ed Italiani: il resto lo faranno la tipica simpatia sudamericana, la voglia di alleviare le sofferenze della popolazione e la cioccolata Made in USA!

8 – Infine, qual è il messaggio che avete voluto trasmettere al pubblico del grande schermo e come ti aspetti che reagirà a questa storia?
Abbiamo ricevuto grande affetto e calore da parte del Brasile. Il messaggio che vogliamo lanciare è che il Brasile è una grande nazione e non è solo calcio e belle ragazze, ma è ricca di storia e di uomini valorosi che hanno contribuito a liberarci dal nazifascismo.

9 - Grazie per il tuo contributo Rocco, come possono sostenervi nel progetto Cultura Brasil e i suoi lettori?
Tra poco comincerà una campagna di crowdfunding per sostenere il progetto in modo libero, mi auguro che il tuo blog possa supportarci nel divulgare il nostro sito e la nostra campagna, intanto abbiamo creato una pagina Facebook che si chiama “Feb: o Aliado Esquecido” invito tutti i tuoi  lettori e le tue lettrici ad andarlo a vedere e mettere un “Mi Piace”. Grazie, grazie a tutti e tutte e…. “O cobra…. Va sempre fumando”

Fonti:
  • La storia di un ettaro di Brasile a Pistoia, Sito ufficiale del Comune di Pistoia
  • La Força Expedicionária Brasileira - F.E.B, Sito del Museo storico di Montese
  • Histórico, Monumento Nacional aos Mortos da II Guerra Mundial
  • Nella memoria è viva l’amicizia, Monumento votivo Brasiliano - sito Naturart Pistoia
  • Monumento Votivo Brasiliano - pagina Facebook
  • FEB: Un pezzo di Brasile a Pistoia - sito Libera.tv
  • Sito Portalfeb.com.br
  • Intervista a Mario Pereira, amministratore del Monumento Votivo Militare Brasiliano di Pistoia - giornale La Voce del Serchio

Pages